Lo Yoga tradizionale indiano è un antichissimo metodo scientifico, filosofico ,teorico e pratico di autorealizzazione spirituale oltre ad apportare benefici a livello fisico e mentale reali e permanenti. La pratica dello Yoga è consigliata a tutti senza distinzione di età, sesso o religione essendo, come già affermato, una Scienza che studia teoricamente e praticamente come autoperfezionare l’essere umano, curandone attraverso la conoscenza e la consapevolezza ogni dettaglio della propria esistenza.
Esistono diversi tipi di yoga raggruppabili in 12 correnti o metodi principali ma indubbiamente il più completo ed applicabile al vivere quotidiano nel nostro tempo è l’Astanga Yoga codificato dal grande Maestro Patanjali.
L’ ASTANGA YOGA rappresenta una scala con 8 gradini, con delle indicazioni ben precise por portare l’uomo dagli stadi più grossolani agli stadi più sottili fino al raggiungimento della comprensione universale.
1. Yama. Dalla radice “yam” che significa “soggiogare” o “controllare”, Yama può essere tradotto con “autocontrollo” o “restrizioni” Ahimsā: nessuna violenza; Satya: la verità; Asteya: l’onestà; Brahmacarya: la continenza; Aparigraha: nessuna possessività.
2. Niyama. Può essere tradotto con “osservanze” o “prescrizioni”. Śauca: la purezza interna ed esterna; Samtosa: l’appagamento o contentezza; Tapas: l’ascesi; Svadhyāya: lo studio dei testi sacri e del Se Îsvara pranidhâna: l’abbandono al Divino. Yama e Niyama sono troppo spesso trascurati o dati per scontati dai moderni praticanti dello yoga invece insieme costituiscono il presupposto indispensabile per la pratica. Per intraprendere il sentiero dello yoga occorrono precise qualificazioni o attitudini e Yama e Niyama sono i primi passi per eliminare le cause dell’irrequietezza mentale e liberarsi di ogni possibile ostacolo alla realizzazione di Sé.
3. Asana. Le asana, non sono dei semplici esercizi ginnici o di contorsionismo, sono strumenti di conoscenza alla portata di tutti che, se correttamente praticati, ci consentono di conoscerci meglio, di preservare la salute del corpo e di migliorare la qualità della nostra vita. Attraverso la pratica delle asana si alleviano i disordini fisici, rendendo il corpo più flessibile e purificandolo dalle tossine che continuamente si accumulano. Nell’immobilità controllata degli asana, si attivano nuovi percorsi energetici, ed il corpo diventa più forte e sano.
4. Pranayama. E’ la capacità di regolarizzare e gestire la propria energia vitale attraverso l’aiuto di esercizi respiratori che può portare in uno stadio superiore , al di là del controllo stesso. Il pranayama non a caso è posto a un livello superiore rispetto alle Asana, perché permette agli addetti di intervenire sulla sostanza più profonda e sottile dell’organismo, il Prana, portando all’acquisizione della capacità di governarlo e modificarlo.
5. Pratiahara. È il ritiro di tutti gli organi del senso in modo spontaneo e porta il praticante a contemplare direttamente la sua essenza.
6. Dharana. E’ il mantenimento della concentrazione focalizzata su un unico punto, è il confine della mente che delinea una determinata area.
7. Dhyana. È la Meditazione, è un processo non una pratica, accade da se, e in questo stadio il praticante porta a compimento e perfezione il Dharana, liberando la mente fino alla sua totale espansione.
8. Samadhi. È la supercoscienza, l’illuminazione, la comprensione dei principi universali, l’unione del conscio con l’inconscio, la consapevolezza, la saggezza nonché la totale autorealizzazione.